Europese televisie

Enrico Ghezzi




Soms droom ik van een Europa zonder grenzen, van de Oeral tot de Noordzee, van de Noordkaap tot Gibraltar. Weg met die nationale staten, weg met het verdeel en heers. Gemeenschappelijke voorzieningen en hulp voor alle Europeanen. Geen oneigenlijke concurrentie meer en zeker niet die van de zogeheten vrije markt waar ze niet thuishoort, bij het openbaar vervoer, bij de posterijen en bij de nutsvoorzieningen bijvoorbeeld. Een in verscheidenheid, precies zoals we in stad en dorp ook samenwonen.

Nergens is de verscheidenheid zo rijk als juist in onze culturele uitingen en juist deze worden het meest verwaarloosd, van taal tot theater… Technische hulpmiddelen hebben we volop, maar ze worden bijna uitsluitend uit winstbejag gebruikt. Zie de televisie, reclame inkomsten en Einschaltquoten bepalen wat we te zien krijgen, of het van enigerlei waarde is of niet.

Al decennia lang zend de voormalige “communistische” zender Rai Tre een drietal nachten Fuori orario uit met films en documentaires uit alle windstreken, hoofdzakelijk in de originele taal met ondertiteling. De documentaires van Wiseman, naast de avantgarde uit de Sowjet Unie met daarnaast de films van Jacques Rivette als “Out 1, noli me tangere” en Jean-Marie Straub, vielen er te bewonderen, teveel op te noemen. Ze zijn elders zelden of nooit te zien. Zeker op de TV niet. Waarom wordt er niet daadwerkelijk gecoöpereerd tussen de publieke omroepen in Europa op het terrein van cultuur? Die cultuur beperkt zich overigens echt niet tot de cinematografie, denk maar eens aan theater, opera, circus, exposities, literatuur. Het zou al heel wat zijn als programma’s op die terreinen voor alle Europeanen te zien vielen ondertiteld en wel. Waarom gebeurt dat niet? Voor kleine landen zou het sowieso een zegen zijn, zeker in een land als het onze, met een publieke omroep die deze naam niet verdiend.

Als illustratie laat ik nu het begin zien van dat nachtprogramma op de Italiaanse TV. Het begint steeds met een overzicht van wat er de komende uren te zien valt, telkenmale onderbroken door het beroemde fragment uit “L’Atalante” van Jean Vigo. Aansluitend ziet u nog de Hongaarse bijdrage van Béla Tarr aan de film t.g.v. de uitbreiding van de EU.

 

Als u deze zender kunt ontvangen let eens in de toekomst op dit programma. Hier het programmaoverzicht van die bewuste nacht (opnemen is tegenwoordig een fluitje van een cent, toch?):

Rai 3 Domenica 26 ottobre 2014

Fuori orario

Sabato 25 ottobre 2014

In onda sabato 25 ottobre 2014 dall’01:50 alle 07:00

DISORDINI DI VIAGGIO
a cura di Donatello Fumarola

Con i film
VISIONI D’EUROPA. PROLOGO
(Visions of Europe. Prologue, Ungheria; 2004; 6’ b/n, v.o. senza dialoghi)
di Béla Tarr
Béla Tarrfirma l’episodio ungherese di un’opera mosaico di venticinque registi in rappresentanza di altrettanti paesi dell’Unione Europea per celebrarne il recente allargamento. Una lunga carrellata in attesa di un pasto. Un prologo che è un epilogo. Una fine che è un inizio.

MONTAGNE DEL DISORDINE
(Serras da desordem, Brasile 2006, col, 135′, v.o. sott. it.)
Regia Andrea Tonacci
Con Carapirú (l’indio), Tiramukõn (Bemvindo) (il figlio di Carapirú), Myhatxiá (Carapirú), Camairú (l’amico di Carapirú), Magadãn (Tiramukõn), Amãparãnoim (vecchia che porta il fuoco), Luiz Aires do Rego (allevatore), Estelita Rosalita dos Santos (la moglie di Luiz Aires do Rego), Regina Elisabeth de Moraes (la moglie di Sydney Possuelo), João Chaves da Silva (Capo indigeno).

Carapirú è un indio nomade che, scampato a un attacco dei proprietari terrieri contro la sua tribù, vaga per anni sulle montagne del Brasile centrale, fino a quando non è catturato e condotto a Brasília. Qui diventa una celebrità nazionale e la questione della sua identità dà il via a un acceso dibattito tra antropologi e linguisti. Grazie all’aiuto di un ragazzo indio che gli fa da interprete nella grande città, Carapirú recupera le proprie radici, scoprendo non solo di appartenere alla tribù dei Guajá, ma anche di essere il vero padre del ragazzo. Tornato a vivere con la sua gente, dopo gli anni passati con i bianchi, capisce che la sua esistenza è ormai inconciliabile con lo stile di vita nomade. «Il film è un racconto di finzione documentata sull’incontro tra due mondi e due umanità condizionate, diverse fra loro ma coesistenti e reciprocamente dipendenti. È il tentativo di guardare a noi stessi come a esseri umani essenzialmente uguali, spogliati della nostra armatura culturale e della nostra immagine etico-morale». (A. Tonacci)
SAGGIO SULL’INTELLIGENZA UMANA                                 
(Id., Italia, 2007, 43’)
di Daniele Ciprì e Franco Maresco

Cortometraggio inedito di sequenze girate nel cinico e sub-umano mondo di Ciprì e Maresco. Protagonista assoluto Saverio d’Amico!
NON LA TOCCATE E’ INFETTIVA
(1970, colore, 11′ 06″)
Regia e fotografia: Elio Piccon.

Una madre (Immacolata) e la piccola figlia (Assuntina). All’inizio le vediamo in casa, la madre dà un pezzo di pane alla bambina. Poi, in paese, la bambina gioca assieme a coetanei a scivolare lungo una scalinata, sotto gli occhi della madre, finché arriva un’altra donna con cui scoppia un alterco. A casa, Immacolata cerca di ispezionare la bocca della figlia, cercando disperatamente la causa del suo male. All’aperto, davanti a un’icona di Gesù Bambino, la madre implora la grazia, poi recita il rosario. Si reca poi in una chiesa, davanti a un altare dove una statua di Gesù Bambino è attorniata da una grande quantità di strumenti ortopedici, e
gridando e battendosi il petto implora ancora la grazia, attorniata da una folla di sciancati in processione. Un giorno, la donna scopre che qualcuno ha disegnato una croce bianca sulla sua porta di casa: lei gli sputa contro, poi in strada impreca contro le finestre chiuse. La vediamo, in casa, togliere il tubo della stufa. In strada, i vicini osservano che da tre giorni madre e figlia non si vedono, e chiamano i carabinieri. Questi sfondano la porta, assieme ai vicini, e trovano in casa la bambina priva di sensi. La bambina è morta e viene deposta in una bara. I carabinieri trascinano via la madre, uno dei vicini prende tra le braccia il corpo della piccola e la porta via. Tre vicini dialogano: uno dice che la donna ha dato ascolto alla maga, un altro dice che la maga dovrebbe essere arrestata, una donna afferma che Immacolata è uscita di senno. Sull’ultima inquadratura, appare la didascalia: “Nicastro Garganico, 27 ottobre 1969”. Parlato in dialetto pugliese stretto.
VIAGGIO NELLA PIANURA UNGHERESE        
(Utazás az Alföldön, Ungheria, b/n, 36’, v.o. sott. it.)
Regia: Béla Tarr

Béla Tarr ritorna sui luoghi delle riprese di Sátántangó per rendere omaggio al poeta ungherese Sándor Petöfi (1823-1849) che ha cantato con grande lirismo la pianura ungherese e il suo amore per la moglie.  Un uomo ripreso mentre cammina lungo una strada. La macchina da presa registra il suo spostamento, mentre si allontana fino a divenire un punto nero sullo schermo. Lo ve­diamo deambulare all’interno di una casa disabitata.  La terra, insieme spirituale e materiale, luogo di nascita e di morte, è al centro del film, così come i turbamenti e l’erranza dell’amante malinconico, che annega i suoi dispiaceri nel vino.


 

Leven, geboren worden en doodgaan. Als epiloog nog een gedachte van Sándor Petöfi.


Uitgelichte foto: bron RAI

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